Vincenzo Cicogna

Personal Freedom is an asset

P2P Lending: non tutto oro

In “P2P Lending”, P2P è la parolina magica che accendeva la lampadina del vecchio mulo! Vi ricordate il vecchio Emule, che con la tanto discussa tecnologia Peer2Peer ci permetteva di scaricare, illegalmente, tutto ciò che volevamo? Bene, oggi con il P2P si fanno tante cose tra le quali poter guadagnare qualcosa attraverso dei prestiti.

Il fenomeno, noto come P2P lending, è praticamente esploso di recente con nuove piattaforme che hanno invaso la rete. Spinto dalla curiosità, da un anno a questa parte ho voluto sperimentare questo mondo davvero curioso, e vorrei raccontarvi la mia esperienza.

Iniziamo con le basi

Il P2P lending è una pratica che sostanzialmente si basa su un concetto molto antico: prestare del denaro. Queste transazioni prevedono che ci sia un debitore ed un creditore. Il creditore dà una certa somma di denaro al debitore, il quale si impegna a restituirla entro una certa data in cambio di un interesse.

Nel P2P lending entrano in gioco 2 nuovi attori: il primo attore è il Loan Originator (LO) , il secondo è il detentore della piattaforma. Il Loan Originator solitamente è associabile ad una sorta di compagnia finanziaria, che si preoccupa di portare i prestiti su queste piattaforme digitali .

Per intenderci, il debitore attiva una finanziaria presso una compagnia, la quale utilizza una piattaforma digitale P2P per cercare creditori. I creditori leggono i bilanci dei LO, le commissioni, e gli interessi che sono disposti a dare, e decidono se concedere o meno il prestito.

Una volta concesso il prestito, il debitore si impegnerà a restituire tutta la cifra più un eventuale interesse nel tempo prestabilito.

Come mai si chiama P2P?

Peer 2 Peer è un tipo di rete, in cui i vari nodi fungono sia da server che da client contemporaneamente. Questo significa che qualunque nodo sulla rete è in grado di scambiare dati con gli altri nodi.

Nel caso del P2P lending i nodi sono rappresentati da persone che prestano soldi e persone che ne chiedono.

È una pratica legale?

Certo, legalissima! Ma bisogna stare molto attenti.

Naturalmente stiamo parlando di un sistema ad altissimo rischio, di conseguenza affidare a tali piattaforme tutti i propri risparmi potrebbe essere una scelta azzardata e molto pericolosa, dalla quale è possibile anche perdere tutto.

Nonostante le piattaforme siano gestite da aziende che presentano regolarmente i propri bilanci e aggiornano le situazioni e rating di Loan Originator, non è da escludere che molte di queste piattaforme con il tempo si siano rivelate delle vere e proprie truffe.

Per citare alcuni esempi, voglio ricordare Kuetzal, Envestio ed in ultima Grupeer.

A questo si aggiunge anche la negligenza degli utenti che decidono di mettere a disposizione i propri risparmi in cambio di interessi. E’ da tenere bene a mente che su queste cifre caricate su una piattaforma digitale, dalle quali si ricavano degli interessi, si devono pagare le tasse allo Stato attraverso la dichiarazione dei redditi.

Molte di queste piattaforme non sono italiane e non sono sostituti d’imposta, di conseguenza bisogna provvedere alla loro dichiarazione annualmente sul modello Redditi Persone Fisiche o 730. Chi non effettua questa dichiarazione è a tutti gli effetti un evasore del fisco, e ne pagherà le dovute conseguenze in caso di controlli.

Vi racconto la mia storia

Ho deciso di fare un piccolo investimento nel P2P, attratto dalla curiosità di capire come operassero queste aziende e conoscere meglio i loro modelli di business.

Sono partito con Mintos, ho fatto un piccolo bonifico, ho incassato un bonus di benvenuto ed ho adottato un sistema di investimento automatico.

La prima cosa negativa che ho notato è stata che dopo aver caricato la liquidità sulla piattaforma, questa è stata automaticamente assegnata a dei prodotti senza neanche avermi chiesto conferma. Tutto completamente automatico.

Nonostante ciò, prima che il COVID-19 prendesse il sopravvento, ho registrato rendimenti al 12% fisso. Mica Male!

Inizi 2020 ho aperto un’account con Grupeer, ed anche qui 9%. Si vola!

Poi avvenne il COVID-19 ed arrivò una bufera!

Il COVID-19 ha spiazzato completamente i rendimenti da urlo di queste piattaforme, portando alcune al default.

Proprio Grupper è stata anche coinvolta in una degli scandali, per cui si presume che molti prestiti pubblicati sulla piattaforma, siano stati falsificati in cerca di liquidità.

Alla luce di tutto questo i rendimenti di Mintos si sono posizionati intorno all’8%, con una serie di Loan Originator che hanno sospeso il pagamento degli interessi verso i propri creditori. Per quanto riguarda Grupeer invece, continuano ad esserci comunicazioni sporadiche, che non dicono nulla di utile a chi sta aspettando una risposta.

A tutto questo si aggiunge:

  • I ricavi del P2P lending vanno dichiarate in 730 o Persone Fisiche, e bisogna pagarci le tasse per essere a posto con il Fisco.
  • Per fare questa dichiarazione solitamente si richiede un professionista, che ha un costo.

Per quanto mi riguarda in totale per l’anno 2019, con un investimento di 500 euro su Mintos, ho guadagnato di interessi circa 12€ in 3 mesi. Considerando poi il 26% di tasse sui 12 euro, il guadagno netto è pari a 8,88€. Inoltre il commercialista per poter dichiarare tale cifra ha dovuto effettuare il Persone Fisiche piuttosto che 730, quindi ho dovuto pagare una differenza di parcella pari a 40 € in più. In totale tutto l’esperimento P2P mi è costato 31,12 €. Ovvero ci ho perso poco più di 30 euro!

Conclusioni

Con la mia esperienza personale, ho voluto mostrarvi che se dovessimo fare seriamente con il P2P dovremmo mettere sul piatto un patrimonio considerevole, ma l’elevato rischio dell’investimento è un fattore da considerare (vedi Grupeer). La mia è stata un’esperienza poco redditizia, anzi! Vi aggiornerò il prossimo anno, quando bisognerà tenere in conto anche della perdita dovuta al fallimento di Grupeer. Forse sto correndo troppo, potrebbe anche riprendersi, ma su questo ho i miei dubbi!

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